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Come una lepre nella neve

Aggiornamento: 30 set 2021

La neve l'abbagliava. Distesa a terra, nella tuta termica bianca, non sentiva il gelo, solo lo sferzare dell'aria sul viso le dava una sensazione di freddo. Il dito sul grilletto immobile. Fissava la famiglia di lepri bianche, che saltellavano nella neve a un chilometro. Intorno silenzio, solo il gocciolare della neve, che al sole si scioglieva e qualche lieve fruscio della sua tuta se si muoveva un poco. La lepre più grossa si fermò. Guardò verso di lei, come per un presentimento.

Un colpo. Si alzò e cominciò a camminare. Il berretto calcato sulle orecchie. Le guance e il naso arrossati dall'aria fredda. Il suo respiro che le condensava davanti. Il fucile in spalla, il fruscio della tuta, accompagnato dallo scricchiolio della neve sotto gli scarponi. Dopo venti minuti raccolse la sua preda. Estrasse dallo zaino un coltello da caccia. La lama brillava al sole. Ripulì l'animale. La pelliccia per Sam. Il resto per la cena.

Mise tutto in due sacchetti nello zaino e cominciò a scendere. Le piaceva allenarsi da sola, in montagna, ripassava le procedure, studiava il vento, sceglieva il momento giusto, senza titubanze o pietà, che nel suo lavoro era anche peggio. Dopo un’ora di cammino fra gli alberi, spogli e neri, cominciò a vedere qualche segno della civiltà, il fumo che usciva da qualche camino delle case del paese un po’ più in basso, il rumore delle ruote di qualche auto sulla statale bagnata.

Ripose il fucile prima di prendere il sentiero, non era un arma da caccia e non le piaceva che le persone le facessero domande o peggio facessero ipotesi. Si era infilata un berretto rosso, finito l'allenamento lo faceva sempre, il periodo di caccia era pericoloso, non solo per le lepri. Percorse il sentiero che scendeva al piccolo paese.

Sam non c'era e gli lasciò il sacchetto con la pelliccia appeso al cancello. Arrivata al suo furgone, mise lo zaino dietro e salì. Sì diresse a casa. Le piaceva questo posto, non incontrava nessuno a meno che non volesse.

Lasciò il furgone in strada. Prese lo zaino e andò verso la porta alla fine del vialetto che aveva ripulito il giorno prima dalla neve. Qualcosa non tornava. Zanna non le era corso incontro scodinzolando per annusare il sacchetto. Tornò rapidamente al furgone senza dare le spalle alla casa. Si chinò e prese da sotto il sedile la sua pistola. Si stava rialzando quando sentì qualcosa di freddo sul collo.

«Sei morta!»

Si voltò di scatto, con una mano afferrò l’arma dell’aggressore e contemporaneamente gli diede una testata sul naso.

«Ellen accidenti! Mi hai rotto il naso.»

«Sei un coglione Ric, potevo ucciderti.»

«Sei imprudente e hai un cane stupido.»

«Dov’è Zanna?»

«Nella mia macchina, non la smetteva di abbaiare, l’ho fatto salire e adesso dorme al caldo.»

«Sei un coglione!» Si chinò appoggiando le mani alle ginocchia, fece due respiri profondi, il picco di adrenalina l’aveva lasciata senza fiato.

Guardò verso l’alto, il suo amico si teneva il naso, alcune gocce di sangue gli avevano macchiato la giacca a vento azzurra, le venne da ridere. Si stava per rialzare quando la testa di Ric ebbe uno scatto e lui cadde a terra, un foro sulla fronte, gli occhi aperti, il sangue che ancora gli colava dal naso.

Lei era coperta dal furgone. Restò abbassata, prese la pistola di Ric. Sentì un sibilo dalle gomme del furgone. Frugò Ric e gli prese le chiavi della macchina, erano quelle di una Ford. Si guardò attorno.

Il cecchino era nascosto. Doveva aveva seguito Ric. Lei era lì, in trappola come la sua lepre. Restò ferma e pensò alla ricognizione che aveva fatto prima di affittare la casa. C’era un solo punto dove poteva essere il suo cacciatore. Strisciò a terra fino al muro di cinta in pietra. La sua sola speranza era che fosse solo. Ma se era ancora viva doveva esserlo per forza.

Sempre a terra svoltò l’angolo. Fece ancora qualche metro ed estrasse una pietra dalla recinzione. Mise una mano nel buco e prese una chiave. Si trascinò fino alla porticina del contatore del gas, l’aprì e prese la sacca all’interno. Continuò a strisciare. Ormai era sul retro della casa, al coperto e vide la macchina di Ric, sobbalzava mentre Zanna saltava e batteva le zampe sul finestrino.

"Maledizione stai giù! Sei davvero un cane stupido."

Il cecchino ormai stava scendendo. Aveva al massimo tre minuti. Saltò il muretto. Corse fino alla macchina di Ric. Aprì la portiera, spinse Zanna sul sedile del passeggero. Non era una macchina sicura ma non poteva fare diversamente. Partì. Non aveva più tempo.

Si immise sulla strada e sentì il lunotto posteriore andare in frantumi. Zanna guaì. Lei mise una mano nella sacca e, mentre un altro finestrino andava in pezzi, trovò quello che cercava. Nello specchietto retrovisore vide il corpo di Ric ancora sulla strada. Schiacciò il pulsante e un secondo dopo la sua casa esplose. Il movimento d’aria fece spostare il suo furgone di tre metri. Il suo inseguitore, se si era avvicinato, o era stordito o era morto.

Arrivò a casa di Sam in pochi minuti. Lui l’aspettava in giardino con uno sguardo serio. Aveva sentito l’esplosione. L’aveva sentita tutto il paese e tutti erano in strada a chiedersi cosa fosse stato.

«Dio Ellen stai bene?»

«Aiutami a portare fuori Zanna.» Il sangue del cane le aveva macchiato la tuta bianca.

Sam prese in braccio il cane e lo portò dentro.

«Te lo devo lasciare.»

Ellen si mise a frugare in un armadietto.

«Va bene, ci penso io a lui.»

Sam la osservava mentre spostava il contenuto nella sacca. «È tutto come lo hai lasciato. Come mi hai detto non l’ho aperto e non l’ho toccato.»

«Grazie Sam. Mi serve un altro favore. Fai sparire la macchina. Non dire a nessuno che mi hai vista. Mi daranno per morta.»

«Non credo, se non troveranno il corpo.»

«Lo troveranno.»

Silenzio. Si guardarono.

«È un addio.» Disse Sam.

«Si lo è. Stai attento. Qualcuno potrebbe cercarmi. Non vendere la macchina, non nasconderla. Eliminala fa in modo che nessuno ti colleghi a me o saresti in pericolo. Prenditi cura di Zanna.»

Il cane, appoggiato sul tavolo, la guardava triste e scodinzolava.

Passando gli accarezzò la testa.

Sam cominciò a curare la ferita di Zanna, fuori una moto si accese.

Ellen prese la statale e corse via veloce. Aveva coperto la macchina di Ric con il telo che aveva tolto dalla moto. Sapeva che Sam avrebbe fatto come gli aveva detto e sarebbe stato al sicuro.


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