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  • Immagine del redattoreLaura Ctt

Il custode

Aggiornamento: 30 set 2021

La mattina era fresca, l’anziano custode aprì la grande porta del Mausoleo, che dal colle si affacciava sulla vallata sottostante. Socchiuse gli occhi aspirando l’aria e godendo del panorama. Sorrise.

Amava quel posto, amava la gente che lo abitava, la sua gente.

Si guardò attorno cercando qualche turista o curioso. Niente, tutto era tranquillo attorno alla grande costruzione neogotica che, un po’ insolita nel panorama tirolese, pareva essersi persa, come una bambina in gita scolastica allontanatasi troppo dal suo gruppo.

Rientrò paziente nella penombra del Mausoleo e si mise a riordinare in piccoli pacchi i dépliant, le cartoline e i piccoli fogli che descrivevano la costruzione.

Osservò l’altare, con i suoi paramenti azzurro e ottone, sorrise ai santi dai colori sgargianti sulla vetrata che come ogni giorno gli facevano compagnia.

Ecco. Delle voci. Dei passi sulla ghiaia.

Sbirciò fuori, una coppia di turisti che si guardava attorno. Osservavano la pietra rossa che cominciava a brillare al sole, che filtrava ora dalle montagne. Fotografavano i gargoyles e si mettevano in posa sulla scala della facciata. Chiacchieravano allegri e, mentre lei si guardava attorno a bocca aperta, lui la sorprese con un bacio.

Il custode sorrise e rientrò ad aspettare, chissà se sarebbero entrati o se avrebbero dato un’occhiata furtiva all’interno, per non pagare il prezzo del biglietto, si chiese fra sé.

La ragazza salì le scale, lanciò un’occhiata nella penombra della chiesa dove spiccavano le vetrate colorate. Si voltò verso il compagno e poi verso la grande porta in legno a leggere il prezzo del biglietto d’entrata.

Ecco, si disse il custode, una sbirciatina e via, un po’ si rattristò, lui amava tanto quel posto.

Ma la ragazza cominciò a frugarsi nelle tasche mentre il compagno la raggiungeva.

Una tenue speranza nacque nel vecchio custode oggi avrebbe condiviso il suo tesoro con qualcuno.

Entrambi si tolsero il berretto ed entrarono, il custode apprezzò il rispetto che c’era in quel gesto. Gli diedero le monete ricevendo in cambio un foglio piegato a metà che descriveva il Mausoleo, su un lato in italiano sull’altro in tedesco.

Si addentrarono nella navata osservando le meravigliose vetrate e l’altare, mentre la ragazza leggeva il foglio cercando di volta in volta quello che vi veniva descritto. Si accorsero della scala e in silenzio continuarono ad esplorare.

Il custode li lasciò scendere nella cripta senza seguirli, sapeva comunque cosa si trovava sotto di loro, il sarcofago di marmo bianco, per il quale il Mausoleo era stato costruito, in una sala semplice ed ornata lungo le pareti da coccarde colorate variamente scolorite e consunte dal tempo. Sentiva le loro voci sussurrare, qualche commento sfuggente e delle risate contenute per qualche battuta che non era riuscito a sentire.

I passi risalirono la scala, lui camminò loro incontro. Con il suo marcato accento sudtirolese chiese se avevano qualche domanda. Forse più per cortesia e per gentilezza dissero che avrebbero volentieri ascoltato se aveva qualcosa in più da raccontare.

Il custode sorrise fra se trionfando e cominciò a raccontare nel suo italiano uno po’ arrugginito:

«…questo Mausoleo fu costruito da Francesco conte di Meran fra il 1860 e il 1869 per il suo padre l’arciduca Giovanni D’Austria che era nato a Firenze nel 1782…»

Si sentì di puntualizzare un po’ in onore dei due giovani italiani che lo ascoltavano in silenzio cercando di capire oltre il suo forte accento quello che stava loro raccontando.

«…Giovanni era più interessato agli studi che alle armi, tuttavia il suo rango e l’epoca irrequieta gli imposero di prendere parte alla vita militare, le poco brillanti azioni in Tirolo tuttavia ne causarono il ritiro a Granz…»

I due in silenzio lo fissavano in attesa. Sorrise.

«…Sul lago di Toplizsee conobbe la quindicenne Anna Plochl figlia di un maestro di posta e se ne innamorò, il loro era un grande amore e Giovanni voleva sposare la ragazza e partì per chiedere a Suo fratello l’imperatore d’Austria il consenso al matrimonio…»

I due giovani lo fissavano rapiti tenendosi per mano.

«…L’imperatore però negò la sua approvazione e Giovanni tornò dalla sua Anna e con lei restò nonostante la disapprovazione del fratello, erano molto innamorati…»

Il custode sorrise fra se constatando la partecipazione al suo racconto che solo due innamorati potevano avere davanti alla storia di un amore contrastato.

«…L’arciduca restò con Anna e passarono sei anni, tanto che anche il padre di Anna decise che le cose non avrebbero potuto continuare così, fortunatamente Francesco I diede la sua benedizione e i due poterono sposarsi…»

I due giovani turisti si guardarono e sorrisero.

«Tuttavia, il matrimonio fu mantenuto segreto…» Provava sempre un po’ di piacere a far stare sulle spine chi lo ascoltava. «… finché ad Anna non fu concesso un titolo nobiliare prima di Baronessa di Brandhofen e poi di Duchessa di Merano.»

I due giovani tirarono un sospiro di sollievo.

Nuovi passi fuori della chiesa attirarono l’attenzione del custode che si congedò dai due giovani che ringraziandolo con energia uscirono al sole e all’aria fresca.

I passi che aveva sentito erano quelli di un grosso signore di mezza età, che infilata nella porta la testa pelata lanciò uno sguardo annoiato all’interno e dopo aver letto il cartello con le tariffe del biglietto di allontanò senza entrare.

Il custode fece un sorriso, per oggi era soddisfatto, guardò l’ora e chiuse le grandi porte di legno. Restò nella penombra buia della chiesa, si voltò e si diresse alla cripta. Si stiracchiò. Una luce evanescente lo avvolse e una voce alle sue spalle disse canzonatoria:

«Non potevi resistere vero?»

«Lo sai Anna che quando vedo una coppia di innamorati non posso non raccontare la nostra stupenda storia d’amore.»

«Giovanni sei incorreggibile e per questo ti amo.»

Nella penombra della cripta le due figure si abbracciarono e lentamente sparirono nel sarcofago bianco.



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