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La Superluna

Aggiornamento: 30 set 2021

Il continuo gocciolare del rubinetto mi ha tormentato tutta la notte. Afferro la manopola dell'acqua fredda e provo a stringere un po' di più. Niente. L'immagine che mi osserva dallo specchio sembra quella di un senzatetto. I miei capelli sono sparati in alto su un lato e appiccicati dall'altro, le occhiaie scure e la barba lunga mi fanno sembrare un drogato in cerca di una dose.

Mi passo una mano sul viso e con l'altra apro l'acqua. Mi sciacquo la faccia, con la mano destra cerco a tentoni l'asciugamano e mi asciugo. Con il tessuto ruvido cerco di strofinarmi via la stanchezza. Passo i capelli con il pettine bagnato con il risultato di sembrare un senzatetto dopo una giornata di pioggia.

L'immagine davanti a me scuote la testa e allunga una mano verso l'armadietto.

"Sì, amico, meglio se ci rasiamo".

Mentre l'acqua corre, mi spruzzo la schiuma su una mano e comincio a distribuirla sul viso. Potrei fare il Babbo Natale, senzatetto e alcolizzato, in questo momento. Dieci minuti dopo comincio a sentirmi umano. Chiudo l'acqua.

Ecco, ci risiamo, quella maledetta goccia continua senza sosta a tamburellare sul tappo dello scarico. Frustrato stringo più che posso. Un cedimento mi fa capire che ho fatto un danno. La guarnizione ha ceduto e ora dal rubinetto esce un filo d'acqua continuo. Dannazione è sabato. Devo rimediare, ma lunedì è festa e anche volendo, fino a martedì, non troverei nessuno disponibile. Mi chino e chiudo il rubinetto dell'impianto che dà acqua al bagno. Devo farmi un caffè, poi andrò al negozio a prendere una nuova guarnizione.

In tuta, con il sapore del caffè ancora in bocca, salgo in auto. Che scocciatura, dovrò perdere tutta la mattinata per questa cazzata. Seguo la strada che porta alla tangenziale, ormai sono le dieci e in giro è pieno di gente, tutti belli tranquilli a passeggio. Entrato in tangenziale pesto sull'acceleratore. Il traffico qui è più moderato e mi permetto di superare un po' il limite, dopo tutto posso considerarla un'emergenza.

Esco nella zona industriale, so che c'è un negozio ben fornito. Faccio la curva e entro nel parcheggio, c'è un'altra auto, ma sono più veloce, mi infilo nell'unico posto libero e scendo.

L'uomo si sporge dal finestrino.

«Ehi, razza di idiota, non mi hai visto? Stavo per parcheggiare io!»

«Non mi pare.» Faccio scattare le portiere dell'auto.

Non ho intenzione né di discutere, né di perdere tempo. Mi avvio verso l'entrata del negozio. L'uomo scende e mi segue.

«Ehi, sei scemo o cosa?»

Sento la rabbia montare. Non è proprio giornata, mi volto.

«Che hai intenzione di fare?» Lo guardo torvo.

«Niente, perché adesso muovi il culo e sposti quella cazzo di macchina.» Mi ha messo una mano sul braccio.

Mi sporgo verso di lui, sto per colpirlo quando mi accorgo che non solo sono arrabbiato, ma sta per succedere.

"Non adesso."

Non capisco perché adesso. Lo scanso e salgo in auto. Sposto la macchina in un posto che si è appena liberato. Le mie mani sul volante sono coperte di pelo le unghie sono già diventate artigli. Chiudo gli occhi e mi concentro un po'. Respiro piano. Riapro gli occhi e tutto è tornato alla normalità.

Scendo dalla macchina e mi dirigo al negozio di idraulica. Le porte scorrevoli si aprono davanti a me. Al bancone non c'è nessuno, mi avvicino, la radio è a tutto volume.

«…Stasera lo spettacolo inizierà subito dopo il tramonto e proseguirà fino all'alba. Una Luna piena speciale si staglierà nel cielo più grande e più brillante del solito perché si troverà alla minima distanza dalla Terra. Un bellissimo fenomeno naturale da ammirare e da fotografare…»

Il commesso compare con una scatola in mano che posa sul bancone.

«Buongiorno. Lei la guarderà?»

«Cosa?»

«La Superluna.» Fa un cenno verso la radio.

«La Superluna…»

"Sono un idiota." Devo tornare a casa il prima possibile.

«Allora, cosa le serve?» Mi guarda come se non avessi tutte le rotelle a posto.

Gli spiego il mio problema.

«Doveva venire con un campione della guarnizione.»

Non posso assolutamente tornare.

«Senta, mi dia la misura più probabile.»

«Eh, dipende…» So che adesso partirà con una dettagliata spiegazione che non ho tempo di ascoltare.

«Senti, sono di fretta, dammi tutte le misure. Una andrà bene.»

Mi guarda dubbioso, poi alza le spalle e si allontana per recuperare le guarnizioni in magazzino. Apro il portafoglio, devo tornare a casa il prima possibile.

"Come cazzo ho fatto a dimenticarmi della Superluna?"

Il commesso ritorna con una decina di guarnizioni apparentemente tutte identiche e con una lentezza snervante comincia a digitare a mano uno ad uno i codici di ogni prodotto. Non sa quanto sta rischiando la vita. Ho bevuto solo un caffè e ho fame. Oggi, io, non devo avere fame per nessuna ragione. Pago e fuggo verso la macchina. Il cuore mi batte all'impazzata.

Con una manovra rapida esco dal parcheggio e torno verso casa. La Superluna è un disastro. È così vicina alla terra che anche di giorno fa sentire i suoi effetti. Mi guardo nello specchietto retrovisore, le mie iridi gialle mi dicono che va male, molto male. Lascio la macchina fuori, non ho tempo di metterla in garage e faccio i gradini a due a due. Mi chiudo la porta alle spalle appena in tempo. Nello specchio di ingresso mi vedo riflesso.

"Ciao bel lupacchiotto".

Dannazione. Chiudo gli occhi mi rilasso e per fortuna quando li riapro sono di nuovo in me.

Faccio il punto della situazione, devo comportarmi come se fosse una notte di luna piena, quindi fare in modo di non avere fame e di non lasciarmi prendere dagli istinti. Per prima cosa vado in cucina e tiro fuori dal freezer due fiorentine. Un chilo e mezzo di carne dovrebbe bastare. Mi rilasso un attimo.

Ho ancora in mano il sacchetto del negozio, meglio che sistemi quel rubinetto così stanotte potrò dormire. Almeno mi distrarrò da questa dannata situazione. Smonto la manopola incriminata, la guarnizione ormai è ridotta a delle briciole. Pulisco tutto e comincio a provare quelle che ho comprato. Per fortuna ne trovo una che va bene, tiro un sospiro di sollievo e sorrido. Rimonto tutto sono proprio felice.

Mi chino sotto il lavandino per ridare acqua al bagno. Giro la manopola che mi resta in mano. La Superluna aumenta la mia forza.

"No, cazzo".

Per la rabbia do un pugno al muro, con il solo risultato di colpire il tubo che comincia a versare acqua ovunque. Devo correre a chiudere l'intero impianto.

Quando mi alzo mi guardo allo specchio, neanche a dirlo mi sono trasformato di nuovo. Con i piedi immersi nell'acqua ho difficoltà a ritrovare la calma e a concentrarmi. Butto un asciugamano per terra e ne prendo altri due. Spero di avere il tempo di scendere prima di fare danni all'inquilina di sotto, che non ho nessuna intenzione di vedere in questa giornata.

Mi infilo un felpa e gli occhiali da sole. Devo per forza uscire. Lo specchio mi rimanda un'assurda immagine di un lupo in tuta e occhiali da sole. Mi sollevo il cappuccio. Sono costretto a piegare le orecchie, odio piegare le orecchie. La coda è infilata lungo la gamba destra nella tuta e anche questa sensazione mi innervosisce.

In questa assurda giornata almeno ho la fortuna di non incrociare nessuno e dopo aver chiuso il rubinetto, rientro a casa tornato nella mia forma umana. Il bagno è un disastro, sono costretto a prendere altri asciugamani e a strizzarli nella doccia. Spero che la signora Landini, di sotto, non abbia problemi, oggi non avrei la forza di sopportare altro.

Infilo la testa sotto il lavello, il tubo adesso gocciola appena e è piegato. Piegandosi è saltato il raccordo. Come diavolo posso fare adesso? Di uscire non se ne parla, ma non posso neanche restare senza acqua fino a martedì. Sto valutando se, con la mia forza, posso provare a ridargli la forma che aveva. Lo escludo, è troppo deformato.

Suona il campanello.

"No!"

Mi avvicino piano alla porta.

«Chi è?»

«Ehm, ciao, sono Rebecca, la tua vicina.»

"Rebecca?" Mi aspettavo che fosse la vecchiaccia del piano di sotto. "Oddio, che diavolo vorrà?"

«Ciao, non sono vestito, avevi bisogno di qualcosa?» Gli rispondo con la porta chiusa.

«Ho un problema, non so se stai facendo lavori, ma ho sentito un botto e ho acqua in bagno.»

"Cazzo". Devo aprirle per forza.

«Dammi un attimo.» Faccio un respiro profondo.

Mi guardo allo specchio.

"Mi raccomando lupacchiotto, non facciamo scherzi."

Alla fine apro.

«Ciao, scusami.»

Piega la testa di lato e mi osserva per un attimo.

«Stai bene?»

«Si, è che ho fatto un guaio.» Sfodero il mio sguardo più mortificato e spero che la Superluna mi dia il potere da cucciolo con gli occhioni.

«Posso vedere?»

«Vuoi entrare?» Sono sorpreso.

«Oddio, se nascondi un cadavere o sei in compagnia no, ma se non ti secca do un'occhiata.»

Resto imbambolato.

«Cadavere o compagnia?»

«Oh no, scusa, entra pure.»

"No, che sto facendo?"

Le faccio spazio nel vano della porta per farla entrare. Mi passa davanti. Ha un buon profumo.

"Oddio! No!"

L'attrazione che sento per lei in questo momento è davvero imbarazzante. Ammetto che è carina. Appena un po' in carne. Ma quello che mi scatena non è fame. Accidenti, la desidero. Ho come la sensazione di aver appena scoperto che la Superluna possa farmi andare in calore. Devo assolutamente distrarmi da questo.

I nostri appartamenti sono specchiati, quindi si dirige sicura verso il bagno. La seguo ad una certa distanza, concentrato sul non trasformarmi. Sarebbe imbarazzante ritrovarmi, in forma di lupo, abbracciato ad una sua gamba mentre mi struscio come un cocker allupato.

«Accidenti. Hai fatto un macello!» Si è chinata e sta guardando sotto il lavello.

«Già!»

La vedo armeggiare.

«Sei un idraulico?» Le chiedo perplesso.

«No purtroppo. Ma forse posso aiutarti, ho del materiale idraulico in garage.» Si è alzata e mi fissa negli occhi.

Devo assolutamente liberarmi di lei.

«No, non serve, adesso cercherò un idraulico.»

"Possibilmente che non abbia le tue curve".

«Auguri allora! Lunedì è festa, ho paura che sarà difficile e oltremodo costoso» Si pulisce le mani sui jeans.

«Allora dovrò resistere fino a martedì» Non sembra proprio volersene andare.

Per un attimo arriccia il naso.

«Tu vorresti stare senza lo sciacquone del water per tre giorni?»

Okay, il mio piano fa acqua.

Le passa sul volto un'espressione che non so decifrare.

«Vado a prendere quelle cose in garage.» Esce dal bagno in tutta fretta e si dirige alla porta.

Corro a guardarmi allo specchio. Controllo i miei occhi, sono verdi come al solito, non mi sono trasformato o almeno non lo sono adesso. Cerco di rilassarmi un po', devo calmarmi prima che ritorni. Vado in cucina e apro l'anta della dispensa. Frugo nella scatola dei medicinali e mi prendo venti gocce di tranquillante. Spero tanto che mi aiutino a restare calmo.

Il campanello suona. Vado ad aprire. La trovo con uno scatolone fra le braccia che sembra essere pieno. Dai lembi di cartone sbucano due pezzi di tubo.

«Dallo a me, sembra pensante. Dovevo venire con te, scusami.»

«Oh, non ti preoccupare, sono più forte di quello che si possa pensare.» Mi sorride.

Le tolgo comunque lo scatolone dalle mani.

«Grazie.»

Resto sorpreso. In effetti nonostante oggi la mia forza sia moltiplicata, mi rendo conto che quella scatola è veramente pesante.

Mi dirigo al bagno, la sento chiudere la porta e seguirmi. Poggio lo scatolone davanti al lavandino e comincio a curiosare.

Rebecca si china accanto a me.

«Ci conviene svuotarlo e vedere cosa c'è.»

«Ok.»

Cominciamo a estrarre pezzi di tubo, raccordi e rubinetti e a metterli in fila sul tappeto.

«Ecco questo sembra della misura giusta.» Mi mostra un raccordo.

«Sì, dovrebbe andare.»

Ci guardiamo negli occhi, sento di nuovo scatenarsi l'istinto, dobbiamo sistemare questa cosa velocemente.

Lei volta la testa verso la porta e un attimo dopo dei forti colpi rompono il silenzio.

Mi alzo in piedi e la scavalco.

«Arrivo.» Urlo a chi, dietro la porta, continua a colpire con forza.

Apro e, con mio grande fastidio, mi trovo davanti la signora Landini.

«Che diavolo sta combinando? Sta facendo un gran fracasso.» La sua voce gracchiante ferisce il mio udito. Oggi più del solito.

Faccio appello a tutte le gocce di tranquillante che ho preso per non trasformarmi e squartarla davanti a Rebecca che mi ha raggiunto.

«Ho un problema idraulico, signora.»

«Non mi interessa, chiami qualcuno e non faccia baccano.»

«Signora Landini…» mi fermo perché il mio tono di voce si è drammaticamente abbassato e temo di cominciare a ringhiare.

Rebecca mi scansa. Credo pensi che non sappia difendermi.

«Signora Landini, potrebbe essere un po' più gentile. A quest'ora possiamo fare rumore e comunque si tratta di un emergenza. Fabio non può stare senza il bagno per tre giorni.» Dev'essere più arrabbiata di me, anche la sua voce si è fatta molto minacciosa.

La vecchia si dirige verso le scale assolutamente immune a quel tono e la lascia sulla porta.

«Se ha bisogno del bagno c'è il bar all'angolo.»

Per un attimo ho l'impressione che Rebecca sia più pericolosa di me. Le poggio una mano sulla spalla per farla rientrare e chiudo l'uscio. Grave errore, questo contatto mi mette in difficoltà.

«Che razza di vecchia odiosa!» Sbotta.

«Lasciala perdere, vivo qui da tre anni e non c'è storia con lei.» Torno verso il bagno per evitare di fissarla.

Il materiale che ha portato, per fortuna, fa al caso nostro.

Mi posiziono sotto il lavello e lei mi passa i pezzi, assicurandosi di batterli a terra uno per uno.

«Lo stai facendo a posta?»

«Oh, sì.» Lo sussurra in un modo che per un attimo temo di ritrovarmi di nuovo nell'altro mio corpo.

Sento la coda nella tuta.

"No. Per favore abbiamo quasi finito".

Devo resistere. Ma non so cosa mi faccia questa ragazza. Dev'essere per forza la Superluna. Mi concentro sul raccordo e in una decina di minuti ho finito. Tiro un sospiro di sollievo e mi sfilo da sotto il lavello.

«Ecco fatto, finito!» Le sorrido.

Fa una strana espressione, fra la sorpresa e il disagio. Scatta in piedi. Raccoglie i pezzi da terra e li mette nella scatola senza mai guardarmi.

«Perfetto!» Con la scatola fra le braccia esce dal bagno.

La seguo nel corridoio. Il suo passo si è fatto meno deciso. Rallenta.

«Il tuo appartamento è molto bello.» Sbircia il salotto.

«Grazie.» Mi sento un idiota, dovrei volere che esca il prima possibile. Ma non è così.

«Hai animali?»

«No, sono allergico.» Mento, meglio sorvolare sul fatto che l'ultimo, mio malgrado, l'ho mangiato.

Sbircia anche la cucina. «Wow, che belle bistecche.»

«Vuoi fermati a pranzo?»

"Oh cazzo! Cosa ho detto? Non posso essere stato io."

«Non vorrei disturbarti.» Ma il suo sorriso mi sta già dicendo di sì.

«Figurati.»

"Non ci credo, sto impazzendo. Come minimo la mangerò come dessert."

«Beh, mi ero preparata una tartare. Se non ti dispiace, vado a prenderla, sarebbe un peccato sprecarla.»

«Vai, intanto preparo la tavola.» Appena esce mi trasformo.

Sospiro. È come se nelle ultime due ore non avessi mai respirato. Stendo la coda. Vorrei ululare più forte che posso, ma mi calmo e ritorno in me.

Suona il campanello, dannazione ha fatto presto.

«Eccoti.» apro la porta. «Sei stata velocissima.»

Ha in mano un vassoio con quelli che, credo, siano due chili di tartare. Segue il mio sguardo e arrossisce.

«Adoro la tartare.» Fa spallucce e entra.

«Io non ho neanche cominciato a preparare.»

«Non preoccuparti, mentre lo fai, se vuoi, io cucino le bistecche.»

«Okay, prendo la piastra.» Non posso certo dirle che le avrei mangiate crude.

«Cottura leggerissima, mi piacciono molto al sangue.» Aggiungo.

«Si, signore!»

Stendo la tovaglia e la guardo. È di spalle davanti ai fornelli. Sta aspettando che la piastra sia calda. Le passo accanto per prendere due piatti. Il suo profumo è molto pericoloso per me.

Sto preparando tovaglioli e posate, quando la vedo prendere una delle bistecche poggiarla sulla piastra e poi succhiarsi le dita sporche di sangue. Sono affascinato. Fa lo stesso con l'altra.

«Al sangue ti pre—»

«Pronte!»

Sta venendo in tavola con le due bistecche. Grondano sangue, se non fosse per una lieve brunitura sulla superficie, sembrerebbero non aver mai visto la piastra.

Sorrido e mi siedo.

«Vanno bene?»

«Direi cottura perfetta.»

Si siede davanti a me al posto che le ho preparato. Si serve un'abbondante porzione di tartare. Ho fame e davanti a tutta quella carne non capisco più nulla. Mi avvento sulla prima bistecca e comincio ad assaporarla con foga. La sento mangiare, ma non alzo gli occhi dal mio piatto, temo che possano essere trasformati. La carne è ottima ma l'effetto che ha su di me non è quello sperato. Sto perdendo il controllo, la sto praticamente sbranando e non riesco a fermarmi.

Gli istinti che ho trattenuto tutta la mattina non riescono più ad essere domati. Mi trasformo, ne sono cosciente, ma non lo posso più reprimere. Il suo silenzio mi fa supporre che sia paralizzata dal terrore. Alzo lo sguardo e quello che vedo è sconvolgente. Seduto davanti a me c'è un lupo dal pelo grigio con una macchia fulva sul petto. Restiamo immobili. Io non ho più fame. C'è un altro istinto che da quando è comparsa mi tormenta.

Sto per avere il mio dessert, ma non credo che lo mangerò.



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