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  • Immagine del redattoreLaura Ctt

10472/RH51

Continuiamo a viaggiare da un po'. Stringo i denti e tengo duro, la piccola crepa che si è formata vicino al semi asse brucia ma tengo duro. Tutti gli altri borbottano.

«Senti come corre.» Piagnucola la molla dell'ammortizzatore.

«Il solito irresponsabile!» Mormora la vite del giunto.

Io mi tengo stretto al mio posto.

«Guarda il novellino come cerca di tenere tutto insieme.» Mi deridono.

Il novellino. Mi chiamano ancora così nonostante i sei anni passati assieme, e per questo catorcio sono un'eternità.

Scusate, mi presento, sono 10472/RH51 cursore del semiasse, di concorrenza, lo devo specificare perché tutti gli aristocratici qui intorno non perdono occasione per ricordarmelo. Non gli importa che, se io non fossi al mio posto, loro sarebbero chiusi in un garage ad arrugginire da sei anni.

Sussultiamo su un dosso che viene superato in modo del tutto inadeguato.

«Scasserà tutto quell'idiota al volante!» La coppa dell'olio se l'è vista brutta.

Lo odiano proprio. Lui non mi dispiace in realtà. Forse perché siamo arrivati quasi assieme e il suo arrivo ha spostato il disprezzo degli altri su di lui lasciandomi svolgere il mio compito in pace.

Resisto più che posso ma quella crepa ha cominciato ad allungarsi.

«Ho sempre pensato che fosse irresponsabile, ma perché diavolo corre così?» Il piantone dello sterzo sembra terrorizzato.

«Credo… che stia… andando… all'ospedale…» Ci grida la cinghia girando a più non posso.

«Ci va di sicuro se continua così!» Le risponde il semiasse.

«È per la moglie, sembra che il bimbo stia per nascere.» Ci sussurra il differenziale. Di solito ha notizie quasi certe visti i suoi contatti con chi sta nell'abitacolo.

«San Pistone, non sa badare alla sua macchina figurati se sa badare a un bambino.»

Ecco ci siamo. Non glielo perdoneranno mai. Il ragazzo ha ricevuto la macchina dal nonno come regalo per i suoi diciotto anni. Qui intorno tutti venerano la memoria del nonno. Ricordano i bei tempi delle cure amorevoli, delle pulizie settimanali, delle aggiunte di olio costanti, e bla, bla, bla.

Io me lo ricordo poco. Mi ha piazzato al mio posto con uno sguardo perplesso, il mio essere "di concorrenza" non andava bene neanche a lui e dopo avermi fissato mi ha battezzato con un:

«Speriamo bene.»

Io l'ho presa come una sfida e ho sempre dato il meglio di me stesso, ma lo confesso sentire le sue parole mentre dava le chiavi al nipote mi ha mortificato.

«Antonio, le ho dato una sistemata, ma appena puoi cambia il cursore del semiasse, quello che ho messo è roba cinese.»

Ma Antonio era solo un ragazzo e la sua macchina non era una priorità. La manutenzione una sconosciuta, la pulizia assente. Intorno a me i mormorii mutarono di tono. Per il ragazzo il mezzo era temporaneo, fino al momento di comprarsi qualcosa di meglio. Alla fine sono comunque passati sei anni.

Tutti sanno che siamo prossimi allo sfasciacarrozze. Temono che il mio essere un ricambio non originale renda la fine più vicina. Se la macchina si romperà è improbabile che Antonio abbia la pazienza di cercare i pezzi per sistemarla. Si ricorda a stento di cambiare l'olio. Posso essere il colpevole della fine o l'eroe che la allontana.

Cric!

Tutti gli occhi sono su di me. La crepa si è allungata, di poco, ma continua a crescere.

«Novellino tutto bene?»

L'apprensione nella voce del semi asse, fa tacere tutti gli altri, se salto io salta anche lui, a questa velocità sarebbe un macello.

«Sì.» Rispondo a fatica, cercando di contrastare le vibrazioni che fanno progredire la crepa.

«Devi resistere almeno finché non rallenta.» Mi implorano. Tutti dipendono da me e io ho la responsabilità della loro salvezza, ma anche di quella di Antonio e della sua famiglia.

«Si sono rotte!» Grida di colpo il cuscinetto del cambio.

«Cosa?» Gli chiedono tutti in coro.

«Le acque, qua di sopra è un macello, il sedile continua a lamentarsi dello schifo.»

L'auto rallenta. Di nuovo l'attenzione è tutta per me. Non voglio mollare, devo arrivare a destinazione, è un viaggio importante.

Tengo duro. Il dolore ormai è lacerante. Gli scricchiolii del metallo che si deforma fanno ammutolire tutti. Vedo compassione e terrore allo stesso tempo nei loro occhi.

L'auto si ferma. All'esterno gli umani si muovono concitati.

«Non può parcheggiare qui.» Una voce sconosciuta.

«Mia moglie sta partorendo, ha rotto le acque in auto. Ci stanno aspettando.»

«Va bene, faccio portare una sedia a rotelle, poi sposti subito la macchina.»

Sentiamo il peso del passeggero lasciare l'abitacolo.

«Porto via la macchina e ti raggiungo subito amore.»

Antonio torna al posto di guida.

Sospiro. Ho fatto quello che dovevo. Mi lascio andare.

Crac!




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